martedì 30 settembre 2008

181 di 2013; La separazione e l'Apocalisse

Stefano Armellin con il pezzo 181 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: La separazione e l'Apocalisse : " Questi pensieri lo facevano soffrire e lo tormentavano ora più debolmente, ora più forte, ma non lo abbandonavano mai. Leggeva e pensava, e quanto più leggeva e pensava, tanto più lontano si sentiva dallo scopo che perseguiva ". Tolstoj
"Apocalisse...Le persecuzioni non sono cessate, o, dovessimo dire che sono cessate, sarebbero comunque cessate senza la radunata dei popoli in Armagheddon (Apocalisse 16, 16), senza la grande guerra di Dio che precede il  millennio (Apocalisse 19, 11-19), senza lo sprofondamento della bestia e dello pseudoprofeta nello stagno di fuoco (Apocalisse 19, 20-21), senza lo sterminio degli empi (Apocalisse 19, 22), senza la resurrezione e il visibile regno sulla terra dei martiri con Cristo (Apocalisse 20, 4-5; 5, 10; Mt 5, 4).

In realtà, ciò che l'Apocalisse descrive come antecedente il regno millenario non si é ancora compiuto, e, d'altra parte, la Chiesa ha condannato (Mt 23, 3) nel -millenarismo- la credenza in un regno terrestre di Cristo e dei suoi fedeli risuscitati prima del Giudizio Universale (Apocalisse 20, 5; 20, 13)credenza che contraddice violentemente troppe altre affermazioni neotestamentarie". Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbio pp. 814

"L'architettura di Michelangelo era fatta di tensioni e distensioni acuti e bassi come la sua poesia, ch'era tutta lessico e ritmo. Scaturiva, il flusso del ritmo, dagli sforzi e dagli abbandoni del corpo, da cui un'arte legata alla dinamica dell'esistere non poteva prescindere...

per lui il corpo umano era una generatrice di forze, non un modello di simmetria e proporzione...Non logica ma eros fu il pensare di Michelangelo: un pulsante, verticale oscillare tra estremi opposti che in definitiva coincidevano : l'uno era il tutto e la morte vita, anche la fondamentale dualità di amore sensuale e spirituale si traduceva in finale unità.

Per Michelangelo antico e moderno erano due opposti che dovevano alla fine coincidere...Michelangelo il più concettuale degli architetti fu anche il più immediatamente comunicativo : l'architettura non doveva più essere una rappresentazione da contemplare, ma un'esperienza quasi traumatica che dagli occhi passava alla coscienza, sollecitava un agire..."Op. Cit.