martedì 7 ottobre 2008

189 di 2013 ; Rubens e Pietro

Stefano Armellin con il pezzo 189 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: Rubens e Pietro : " Rubens, il massimo pittore del barocco aulico, assurge ad una dignità sociale quasi principesca : oltre ad una splendida posizione personale, egli riesce ad assicurarsi un dominio incontrastato su tutta la vita artistica del suo Paese. In realtà ad un grande talento artistico egli univa eccezionali capacità organizzative. L'efficienza della sua bottega costituì un esempio, senza precedenti, di sagace e razionale distribuzione del lavoro, di applicazione di metodi industriali all'attività artistica ". Hauser.



La conversione di Pietro e la ripresa della sequela di Padre Felice Artuso

Senza risparmiarsi, Pietro educa, consola, ammonisce, corregge, perdona e infonde speranza.

Si schiera apertamente dalla parte dei deboli e delle vittime della violenza. 

Condivide le loro molteplici preoccupazioni. Raccomanda a tutti i credenti in Gesù di conservarsi fedeli al suo insegnamento e di non preoccuparsi dell’emarginazione, imposta dalla società. 

Non sottovaluta nessun problema, né teme di esporsi a fatiche, lamentele, punizioni, fustigazioni e prigionie (At 5,18.40). 

Accetta che l’apostolo Paolo lo rimproveri pubblicamente di incoerenza su una prassi disciplinare (Gal 2,14). Esperto della potenza del male e della misericordia divina, diventa per ogni i cristiano un punto di riferimento, per attuare una vera sequela del Signore Gesù (At 15,7; Gal 1,18; 2,7-9). 

Definitosi «testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi» (1 Pt 5,1), presiede le riunioni degli apostoli (At 1,13.15), ispeziona le comunità cristiane, (At 9,32), guida tutta la Chiesa a servire i piccoli, ad accogliere con coraggio qualsiasi persona e a collaborare con determinazione alla totale realizzazione del progetto divino (At 6,1-3; 10,1ss).
 
Nella prima lettera ai neofiti accenna parecchie volte alle sofferenze, che Gesù ha sperimentato nell’arco del suo cammino temporale. Asserisce che Egli è il modello di pazienza cui tutti devono riferirsi, essendo l’unico Salvatore (1 Pt 3,18; 4,1). In altre parole raccomanda con vibrante paternità spirituale che essi ispirino la loro condotta al forte esempio di bontà e di perseveranza, che Gesù ha adottato dalla nascita alla morte di Croce: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio. Quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi» (1 Pt 2,21.23). «Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo» (1 Pt 3,9). 

Affronta anche le questioni più delicate che sorgono nelle nuove comunità e prende le decisioni, che assicurano la comunione ecclesiale (At 15,7-11). 

Ricorda ai cristiani dell'Asia Minore, sottoposti ad ingiustizie, insulti e persecuzioni, che sono stati eletti, per obbedire a Gesù e per essere purificati dal suo sangue (1 Pt 1,1-2). Li esorta quindi di unirsi alle sofferenze di Cristo, di trasformare i dolori personali in atteggiamenti amorosi e di testimoniare agli uomini la speranza di accedere alla gloria eterna . 

Non si spaventa delle ordinarie difficoltà missionarie e avvia un intenso rapporto d’intesa con l‘apostolo Paolo (Gal 2,11-16). 

Verso gli anni 60 Pietro arriva a Roma, la capitale dell’impero dei Cesari, dove i cristiani di diverse etnie sono guidati dai loro presbiteri. Qui egli continua a svolgere un ruolo autorevole e penitenziale. 

San Clemente Romano, successore dell’apostolo, riferisce che egli si era talmente convertito all’amore del Signore da versare abbondanti lacrime, quando udiva il canto di un gallo. Collegandosi a questa tradizione, l’iconografia antica raffigura Pietro con le gote affossate. 

Clemente Romano accenna anche al martirio del primo degli apostoli, senza specificarne le circostanze. Scrive: «Pietro per l’ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche sopportò, e così col martirio raggiunse il posto della gloria».

Padre Felice Artuso