mercoledì 8 ottobre 2008

190 di 2013 ; La Santa Croce e l'Apocalisse

Stefano Armellin con il pezzo 190 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : La Santa Croce e l'Apocalisse " I più alti capolavori rinunziano all'illusionismo ingannatore di un mondo estetico chiuso in sè e rinviano a qualcosa che li trascende. Essi sono in diretto rapporto con i grandi problemi del loro tempo e cercano sempre una risposta alla domanda : come trovare un senso alla vita umana ? come parteciparvi ? ". Hauser.


"APOCALISSE...Mi mostrò poi un fiume d'acqua di vita,, splendente come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'agnello. Nel mezzo della sua piazza e da un lato e dall'altro del fiume c'era l'albero della vita, che produce frutti dodici volte, una volta ogni mese, e le foglie dell'alvero servono a guarire le genti.

E non ci sarà più maledizione. Sarà in essa il trono di Dio e dell'agnello, e i suoi servi lo serviranno, e vedranno la sua faccia, e il suo nome sarà sulle loro fronti. E non cisarà più notte; e non avranno bisogno di luce di lucerna o di luce del sole, perché il Signore Dio li illuminerà, e regneranno per i secoli dei secoli.

E mi disse: queste parole sono degne di fede e veraci. Il Signore, il Dio degli spiriti dei profeti, mandò il suo angelo per mostrare ai suoi servi quanto deve accadere tra breve. Ed ecco vengo presto. Beato colui che osserva le parole della profezia di questo libro". Sergio Quinzio, Op. Cit.

"Per Michelangelo non v'era distacco tra le crisi della vita e quelle dell'arte...e poiché voleva l'arte direttamente investita d'un proprio e inalienabile potere (dal 1505 lavorò quasi solo per i papi...) tutto il suo lavoro implicava una continua, rigorosa autocritica perché doveva essere autosuperamento, ma l'autocritica era l'opposto del tradizionale mestiere dell'arte...

Ogni esperienza valeva per Michelangelo solo in quanto veniva superata...Nella volta della Cappella Sistina Michelangelo non fece architettura finta ma architettura dipinta, cioé architettura vera realizzata con i mezzi della pittura : era uno scambio di tecniche del tutto legittimo per un artista che pensava l'arte come valore ideale al di sopra di ogni specificità tecnica...

Quell'architettura fatta con la pittura nella volta Sistina dimostrava che tutto l'interesse dell'artista era per l'immagine non per la costruzione architettonica.

Lo spazio non era, per l'artista, una realtà oggettiva in cui si situava l'opera d'arte, ma era immagine nella immagine: il suo intrinseco, connaturale principio d'ordine. La figurazione Sistina non era una condizione preliminare della visione, era essa stessa visione...

Essendo lo scorcio una struttura della visione, e la visione della Sistina avendo una struttura architettonica, può ben dirsi che quella é stata non soltanto il precedente ma l'origine o la matrice dell'architettura di Michelangelo. Dopo la Sistina Michelangelo era l'artista più ammirato d'Italia...". Op.Cit.