sabato 18 ottobre 2008

199 di 2013 ; Italics e l'Apocalisse

Stefano Armellin con il pezzo 199 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: Italics e l'Apocalisse " Una volta che la Chiesa sarà riformata con buoni pastori, per forza si correggeranno i sudditi in quanto quasi tutti i mali dei sudditi si devono alle colpe dei cattivi pastori.
Tutto il Mondo è corrotto; ma essi fanno peggio che i secolari nel loro grado, in quanto con le loro nefandezze imbrattano il volto della loro anima e corrompono i sudditi e succhiano il sangue della mia Sposa, la Santa Chiesa...così avviene che per la loro vita malvagia i secolari tolgono loro la dovuta riverenza e disobbediscano alla Santa Chiesa...". Imitazione di Cristo


"APOCALISSE...La visione della Gerusalemme futura, con la quale si chiude l'Apocalisse e la Rivelazione (Apocalisse 1,1), mostra prima la nuova Gerusalemme come città celeste (Apocalisse 21, 1-8; 7, 15-17) e poi (Apocalisse 21, 9; 22, 15) come città messianica terrestre, alla quale i popoli sono sottomessi (Apocalisse 21, 24-26).

Questo ordine appare agli interpreti un'inversione illogica di quello che dovrebbe essere l'ordine giusto, perché non possono concepire il terrestre se non come anticipazione in figura di ciò che é eccelso e perfetto in quanto celestiale e -spirituale-.

Gli interpreti pensano perciò volentieri - come spesso accade quando qualcosa non entra nel loro schemino - a un testo alterato, o a maldestre fusioni di testi diversi". Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbia, pp.818

"Del progetto di Sangallo Michelangelo disse e malignamente fece dire a Vasari tutto il male possibile...Di Bramante come di Raffaello, Michelangelo non era stato certamente amico, pure, nel disegnare la pianta di San Pietro, si richiamò alla bramantesca allo stesso modo che nella cappella medicea aveva ripreso e risignificato la sagrestia vecchia di Brunelleschi :

non era la sua idea, ma era un'idea chiara rispetto alla quale poteva definire la propria con altrettanta chiarezza. Tutto ciò che era equilibrio divenne tensione, ciò che era proporzione divenne ritmo...

L'edificio non poteva essere la materializzazione visibile dell'essenza divina, ma la visualizzazione dell'impulso spirituale che la Chiesa, per mandato divino, organizzava e orientava.

La Chiesa di san Pietro era dunque la materializzazione della Chiesa visibile, e come tale non doveva aver nulla di oscuro o di arcano, ultra-visibilità, l'unità era l'essenza della religiosità come amore : un amore che andava da Dio all'uomo e dall'uomo a Dio...". Op. Cit.