venerdì 14 novembre 2008

226 di 2013 ; il Cielo in me

Stefano Armellin con il pezzo 226 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: il Cielo in me  "Flessibilità multinazionale di risposta al mercato locale; competitività globale in vista dell'efficienza di scala; abilità di apprendimento a livello internazionale per realizzare innovazioni su scala mondiale; avere come dimensione il Mondo non è solo un problema di dimensioni più o meno globali ma anche e soprattutto di cultura e di innovazione strategica". Fiori 1990.


"BORROMINI...Gli anni della giovinezza sono per Borromini anni di apprendistato soprattutto presso Carlo Maderno, che egli considera sempre il suo maestro, ma anche anni di approfondita esperienza autodidattica...La cultura del Maderno...é una cultura che dovette apparire al giovane scalpellino, per molti aspetti manchevole, viziata da un fondamentale atteggiamento di passività...

La sua posizione é rinunciataria rispetto al compito che Borromini individua subito come fondamentale, di rifondare su nuove basi la cultura architettonica affrontando i grandi problemi sollevati da Michelangelo. 

Per assolvere questo compito occorre un ritorno -umanistico- dell'architetto, una integrazione dello spirito professionale-tecnico con una rinnovata coscienza culturale, audacemente critica, capace di contestare ogni passiva ipotesi di continuità con la cultura precedente...

Egli dichiara che i disegni sono come i propri figli e non bisogna mandarli in giro per il Mondo mendicando lodi, quando non sono sicuri di guadagnarsele...consapevole che nell'inventare cose nuove non si può ricevere il frutto della fatica se non tardi, e tuttavia non si accontenta di esser solo copista perché, come diceva Michelangelo principe degli architetti,...chi segue altri non gli va mai innanzi.

E' questo desiderio di andare innanzi questo pensiero dominante di un progresso che diventa misura del valore, che informa l'etica e la poetica borrominiana e dà un senso alla sua religione del lavoro...Nel loro insieme le operazioni del linguaggio borrominiano configurano un metodo in cui ragione e sentimento, calcolo ed emotività si fondono come aspetti di una volontà unitaria di liberazione...

Borromini si batte per una architettura che torni ad essere, come era stata al tempo di Brunelleschi, strumento di conoscenza e di giudizio. La società in cui viveva non gli consentì di realizzare questo obiettivo se non come contenuto ideale nel regno del presente;

Da un punto di vista storico, a distanza di 300 anni dal suo suicidio, possiamo constatare oggi che il fallimento della sua vita derivò dalla capacità di porsi problemi estranei alla maggioranza degli uomini del suo tempo, antitetici rispetto alle loro aspirazioni :

1. Liberazione dal dogma di una classicità intesa come principio di autorità e come insieme di regole immutabili ;
2. Liberazione dal tecnicismo miope e rinunciatario della generazione precedente;
3. Liberazione dall'empirismo generico e approssimativo dei suoi rivali, assorti nella celebrazione del presente;
4. Liberazione dalle inibizioni che l'evoluzionismo vasariano aveva instaurato verso le testimonianze del passato che non rientravano nella genealogia ufficiale dell'arte rinascimentale;
5. Liberazione del linguaggio architettonico da una specificità e da una autonoma purezza che ne riduca le possibilità comunicative". P. Portoghesi