mercoledì 27 ottobre 2010

941 di 2013 ; Da Michelangelo ad Armellin

Stefano Armellin con il pezzo 941 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Da Michelangelo ad Armellin "...il pensiero manieristico avendo legato l'arte all'esistenza, accostava senza pregiudizi le categorie del sacro e del profano. Come faceva in quegli stessi anni Tiziano, come farà più avanti Shakespeare.

Vicino alla morte Michelangelo rinunciò anche all'architettura, gli bastò un gesto...

L'antico era quello che era, non poteva cambiare...

Giustamente Zevi vide nella chiesa che Michelangelo rinunciò a costruire, il massimo testo del non-finito, il punto più alto del suo trascendentalismo : l'arte non era più fare un oggetto ma pensare un pensiero.

La scritta dietro l'altare spiega tutto : Quod fuit idolum nunc est templum virginis. Un miracolo s'era compiuto: non un naturalistico rinascere, ma una spirituale resurrezione. Lui, Michelangelo, altro non era stato che lo strumento della Provvidenza divina. Fu il suo ultimo gesto; e ripeto: non sta a me giudicare se sia stato un gesto di estrema umiltà o di sconfinato orgoglio.

La condizione posta al pontefice per accettare l'incarico deve essere stata una sola, quella di avere mano libera nella conduzione del cantiere, oltre al rifiuto di ricevere alcun compenso per la sua Opera (ma Michelangelo era già ricco e famoso NdA) il responsabile unico dei lavori sarà sempre e comunque Michelangelo...

Il tipico modo di progettare di Michelangelo è quello di risolvere i problemi man mano che questi si presentano.

Già nel gennaio 1554 viene iniziata la realizzazione del tamburo della cupola di San Pietro, i lavori rallentano sensibilmente alla fine del 1556 in conseguenza della guerra tra Paolo IV e la Spagna...

Tra il novembre 1558 e lo stesso mese del 1561, viene realizzato il modello in legno, in scala 1:15 (quindi alto 5 metri e largo 4), del tamburo e della cupola ancora oggi conservato presso la Santa Fabbrica di San Pietro...

I lavori, ripresi a metà del 1561 alla morte di Michelangelo nel febbraio 1564, erano arrivati appena ai capitelli dei pilastri e dei contrafforti del tamburo, e per vedere la grande cupola terminata occorrerà attendere, nel 1593, il Della Porta". Giulio Carlo Argan

Con il Poema visivo del XXI secolo di Stefano Armellin, scocca definitivamente nel Mondo il pensiero di Michelangelo, inscritto nel tamburo della cupola di San Pietro a Roma.

L’impressione delle stimmate visibili e invisibili 5, di Padre Felice Artuso
Santa Maria Maddalena De’ Pazzi (1556-1607), monaca carmelitana, contempla tutti i misteri della nostra Fede, seguendo il calendario liturgico. Si concentra specialmente sulla Passione di Gesù. Scorge nelle sue piaghe maggiori delle fornaci d’amore e anela di soffrire come Lui: «Io vorrei vivere per poter patire per amore di Dio, perché in paradiso non si patisce» . 
Stringendo nelle mani il suo crocifisso, grida: «O Amore, Amore, Amore! Amore non amato né conosciuto da nessuno. Non mi sazierò mai di chiamarti Amore». Chiede quindi al Signore che il suo grido sia udito ovunque: «Amore, Amore! Oh, Amore, dammi tanta voce che chiamando Te, Amore, sia sentita dall’Oriente all’Occidente e da tutte le parti del Mondo, anche nell’inferno, acciò da tutti tu sia conosciuto e amato, o Amore» . 
Maddalena ha frequenti rapimenti mistici, che durano dalle due alle tre ore e talora si protraggono per tutta la giornata. 
Mentre si trova fuori dei sensi, fissa Gesù, appeso alla Croce, e dialoga con Lui, assumendo un tono sonoro o flebile. Si unisce talmente ai suoi dolori che geme, lacrima, suda, impallidisce o arrossisce. In un rapimento mistico del 1584 nota che Egli le preleva il cuore e le pone il Suo. 
Trascorsi due anni, le dona un fascetto delle sue sofferenze e la trafigge con i Suoi raggi infuocati, causandole un dolore simile alle stilettate. In altri rapimenti le rinnova le trafitture invisibili. Presenta anche a lei una corona di rose e una di spine e le concede la facoltà di sceglierne una. 
Avendo scelto la corona di spine, Egli la pone dentro il suo cuore e l’anno successivo colloca la corona sulla sua testa . Segnata dal mistero pasquale e dall’Amore infinito di Dio, Maddalena ne parla con serenità alle monache e chiede a loro di lasciarsi inondare dal sangue prezioso del Signore. 
Permette inoltre a loro di assistere alle sue estasi e di scrivere quello che le capita. Lei poi rivede, corregge e aggiunge altre precisazioni ai loro scritti. Negli ultimi anni di vita, diradate le estasi, si sente appesa alla Croce di Gesù ed entra nella fase del nudo patire. 
Si mostra tuttavia contenta di cooperare al mistero della nostra salvezza e di crescere nella santità. Muore alle 15 del venerdì 25 maggio 1607, dicendo “Benedictus Deus”, Dio sia benedetto.

Padre Felice Artuso