sabato 30 ottobre 2010

944 di 2013 ; Da Michelangelo ad Armellin

Stefano Armellin con il pezzo 944 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Da Michelangelo ad Armellin " In Santa Maria degli Angeli, Michelangelo promulgava che da quel momento fare arte non era più fare oggetti, ma pensare pensieri.

Comportava dunque una rinuncia all'agire o, piuttosto, l'agire una rinuncia...

Vita e morte erano opposti coincidenti. In lui non nasceva pensiero, disse, in che non fosse scolpita la morte...amava la materia che sacrificava alla spiritualità dell'arte.

Dunque il legame ontologico e monistico dell'arte con la morte era un concepire l'arte come rinuncia al Mondo, superamento dell'esistenza nella vita. 

Michelangelo non era un classicista...allo Stato della Chiesa non bastava più il decoro edilizio, aveva bisogno di un'architettura eloquente, il cui presente visibile fosse anche memoria del passato e prospettiva del futuro.

Bernini non potendo fare di San Pietro un centro ne fece un vertice...

D'altra parte chi altri se non Michelangelo aveva concepito l'architettura come un ri-significare o ri-semantizzare l'esistente ? 

Aveva fatto dell'architettura la comunicazione visuale di concetti di valore che inevitabilmente cambiavano : Maderno aveva cambiato San Pietro perchè era cambiato il costume devozionale, Bernini perchè era cambiata la dimensione ideologica della Chiesa.

Michelangelo aveva sostituito all'idea dell'arte imitazione l'idea dell'arte trascendimento (che troviamo oggi nel Poema visivo del XXI secolo di Stefano Armellin NdA). 

L'arte non era il prodotto ma il processo dell'immaginazione. 

La fantasia non aveva limiti prescritti, dunque doveva darsi una disciplina morale. 

La morale di Borromini non aveva precetti, era tensione interiore, angoscia del divino...era l'espressione di una docta ignorantia. Proprio questo gli rimproverò Bernini parlando con Chantelau : pensava chimere.

Borromini era religioso quasi un asceta, come Michelangelo; ma era pericoloso immaginare senza il limite del possibile, si poteva giungere a disperare della salvezza...del misterioso lascito michelangiolesco afferò i sensi più riposti: l'edificio non era uno scatolone con un dentro e un fuori collocato nello spazio urbano, ma un corpo innaturale, delicato, le cui vibranti linee di forza dopo la tensione finivano in canto, cioè in ornato". Giulio Carlo Argan

"Tuttavia la Croce esprime qui conflitto mortale di Gesù con i poteri pubblici del suo tempo.

Gli assenti dalla storia. A partire da questa assenza essi mettono in questione le strutture socio-economiche presenti che li opprimono e li emarginano. E tale provocazione globale interpella la riflessione di Fede.

L'ingiustizia sociale comincia ad apparire come la causa fondamentale...Come essere cristiani senza impegnarsi a porre rimedio a questo stato di cose. Integrare gli emarginati". Gustavo Gutiérrez