sabato 24 dicembre 2011

1366 di 2013 ; L'Arte della Croce e la Croce dell'Arte

Stefano Armellin con il pezzo 1366 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : L'Arte della Croce e la Croce dell'Arte 

"Il Borromini si considera l'erede spirituale di Michelangelo...

amò realmente le costruzioni di Michelangelo e comprese i principi che le ispiravano
Il nipote stesso del Borromini, Bernardo che aveva l'incalcolabile vantaggio d'aver ereditato tutti  i disegni sopravvissuti dello zio, sembra non averne ricavato alcun profitto.

L'influenza del Borromini sulla architettura romana nei 50 anni che seguirono la sua morte é sorprendentemente modesta. 

Colpisce sempre il parallelo con Michelangelo. 

Come avvenne con questi, gli architetti utilizzarono le invenzioni del Bernini nei loro aspetti più irrilevanti non nella progettazione o concezione generale.

Perché, dopo esser stato ignorato o misconosciuto per tre secoli, il Borromini divenne, improvvisamente oggetto di così intensa e diffusa ammirazione ?

Noi sappiamo interpretare una lotta fra stimoli opposti non, come facevano i romantici, nella aspettativa di una sconfitta, bensì nella speranza di giungere a una sintesi.

Su di noi, la lotta fra l'energia immaginifica e il controllo intellettuale del Borromini esercitano un'attrazione maggiore dei facili risultati della retorica del Bernini". A. Blunt

"C'é tanta corruzione in giro, ci sono tanti appetiti ai danni dello Stato, che non si ha più il senso della misura, né il pudore di richiedere quello che é semplicemente giusto. Se non si mette una barriera in nome di principi saldi, sarà impossibile farvi argine ". Don Sturzo

"L'Italia deve sentire l'orgoglio e la missione di difendere per tutta l'Europa il patrimonio religioso e culturale innescato a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo". Giulio Andreotti 

Isacco di Ninive (ordinato vescovo verso il 676)
di Padre Felice Artuso
Isacco nasce a Bet-Katraye, territorio del Qatar sulle rive del Golfo persico. 
Secondo i frammenti storici entra nel monastero di Mar Mattai, dove prega, contempla, studia e comunica ai monaci il risultato delle sue acquisizioni. 
Ordinato vescovo di Ninive (Iraq) dal metropolita Mar Giorgio, vi rimane solo cinque messi. Forse sentendosi inadatto al ministero episcopale, si dimette e si ritira nella regione montagnosa di Bet-Huzaye, odierno Khuzistan. 
Abbandonata la solitudine, entra nel grande monastero, che san Rabban Shabbur aveva fondato da qualche anno. Qui Isacco riprende lo studio della Sacra Scrittura e insegna, dimostrandosi intelligente, erudito, saggio, mite e paziente. 
Nella solitudine della sua cella scrive dei discorsi e dei libri, che saranno raccolti in tre collezioni. 

In questi componimenti non aggiunge contenuti originali all’insegnamento dei suoi predecessori, 

Manifesta tuttavia di aver compreso e assimilato il pensiero dei più celebri maestri del monachesimo d’Oriente. Evitando i fastidiosi sentimentalismi, denuncia la mentalità pagana, illogica, permissiva, condizionante e opprimente. 

Attesta che si raggiunge la vetta della libertà e della santità, puntando sull’eroico distacco delle realtà transitorie e sull’adesione alla solitudine, al silenzio, alla preghiera, alla penitenza e all’attesa della glorificazione eterna.
 
Chi s’immette in questo percorso, compirà una buona scelta, ne sarà fiero e non se ne vergognerà mai. Supererà volentieri difficoltà, imprevisti e opposizioni. Crescerà nelle virtù, dimorerà stabilmente in Gesù Cristo e pregusterà in qualche modo la bellezza del Paradiso. Segue

Padre Felice Artuso