martedì 6 marzo 2012

1732 - 1733 - 1734 di 2013

Stefano Armellin con il pezzo 1732 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013


Titolo : Alla Giornata del Contemporaneo "C'é qualcosa nel Mondo dei linguaggi che é definitivamente finito. Fino a pochi anni fa la lingua del passato poteva essere ancora la nostra. I secoli erano legati l'uno all'altro e ci diventavano improvvisamente contemporanei ".
Giuseppe Ungaretti



Stefano Armellin con il pezzo 1733 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013

Titolo : il Secondo Avvento "L'uomo, mi pare, non riesce più a parlare. C'é una violenza nelle cose che diventa la sua propria violenza e gli impedisce di parlare. Una violenza più forte della parola". Giuseppe Ungaretti


Stefano Armellin con il pezzo 1734 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013

Titolo : Santa Croce "L'uomo vive con la possibilità di autodistruggersi. Tutto si accumula sullo stesso piano...il tempo va avanti con una velocità che non é di misura umana. Potrebbe essere questa l'apocalisse". Giuseppe Ungaretti

1729 - 1730 - 1731 di 2013

Stefano Armellin con il pezzo 1729 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Santa Croce verde e gialla



Stefano Armellin con il pezzo 1730 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013

Titolo : La vita passa, il Capolavoro resta "Petrarca, Michelangelo, Tasso, Leopardi, é la strada maestra della poesia italiana. Naturalmente ogni giorno le cose sono diverse e nuove, ma in ogni giorno é contenuto tutto il passato e tutto il futuro". Giuseppe Ungaretti


Stefano Armellin con il pezzo 1731 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013


Titolo : Roma Capitale "Il barocco, nato con Michelangelo scaturisce soltanto dalla volontà di fondere drammaticamente elementi contrari, ma anche e soprattutto dalla necessità di manifestare un sentimento di catastrofe..

Il barocco nasce anche e soprattutto dal sentimento che ormai tutta l'esperienza antica fosse esaurita, e lo fosse anche l'esperienza cristiana, almeno quella storica, temporale, del Cristianesimo, essendo ormai scoccata l'ora del tempo apocalittico". Giuseppe Ungaretti

1726 - 1727 - 1728 di 2013

Stefano Armellin con il pezzo 1726 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013


Titolo : Sgomento "Non c'é momento in cui la mia poesia non si muova da una ispirazione in qualche modo religiosa, ma nella seconda parte del Sentimento, il segno allucinante della parola del poeta non evoca più se non quel rapporto dell'uomo con leggi inconoscibili del quale é conseguenza la storia, é conseguenza l'operare nei secoli dell'uomo fino a foggiarsi mezzi dei quali ha finito col farsi schiavo, mezzi la cui potenza di più in più lo schiaccia". Giuseppe Ungaretti



Stefano Armellin con il pezzo 1727 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013

Titolo : L' Italia in Croce "Dalla seconda parte del Sentimento partono, perfezionandone l'ispirazione e la forma, i miei libri scritti durante la seconda guerra mondiale e negli anni successivi : Il Dolore, La Terra promessa, Un Grido, Paesaggi, Il taccuino del Vecchio. Ne partono accentuando la perplessità dell'uomo nello scoprirsi coinvolto in un processo sempre più complesso e stritolante, di cui sempre si dovrà ignorare la causa, nel transito terreno". Giuseppe Ungaretti


 Stefano Armellin con il pezzo 1728 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013

Titolo : Santa Croce in bianco e nero "Nella seconda parte del Sentimento proprio per le condizioni catastrofiche del Mondo, Michelangelo mi appariva come il simbolo di quel tempo. Il Michelangelo romano, l'architetto, nasce col mettere a contatto, traendo armonia suprema dall'urto, elementi di rovine antiche, di rovine, con altri, contemporanei o direttamente da lui immaginati". 
Giuseppe Ungaretti

1723 - 1724 - 1725 di 2913

Stefano Armellin con il pezzo 1723 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013


Titolo : Santa Croce intrecciata "La guerra improvvisamente mi rivela il linguaggio. Cioé io dovevo dire in fretta perché il tempo poteva mancare, e nel modo più tragico...in fretta dire quello che sentivo e quindi se dovevo dirlo in fretta lo dovevo dire con poche parole, e se lo dovevo dire con poche parole lo dovevo dire con parole che avessero avuto una intensità straordinaria di significato". Giuseppe Ungaretti



Stefano Armellin con il pezzo 1724 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo : 
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
(cinque pezzi uniti, nella foto solo il primo pezzo)
Titolo : Gesù deposto dalla Santa Croce


Stefano Armellin con il pezzo 1725 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013

Titolo : D-Day "Apollinaire, Valéry, Sravinski, Picasso, Carrà, De Chirico, Jacopone, Dante, Petrarca, Guittone, Tasso, Cavalcanti, Leopardi, cercavo nel loro canto una indicazione che potesse far rifiorire il mio.

Era il battito del mio cuore che volevo sentire in armonia con il battito del cuore dei miei maggiori colleghi di una terra disperatamente amata". Giuseppe Ungaretti

1722 di 2013 ; L'Europa e il sogno Americano

Stefano Armellin con il pezzo 1722 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : L'Europa e il sogno Americano

45. Louvre. Henri (già Direttore del Louvre), possiamo dire ai giovani artisti : tenete conto di tutto quel che fate, perchè quel che fate anche dopo vent'anni ritorna utile. Vedi la mia linea di 750 chilometri nella natura italiana del 1992 da varazze ad Assisi, come ri-vive oggi, 

allora è stato solo un seme che in me è restato a maturare per vent'anni e solo ora ne comprendo in pieno il senso. Senza quella linea non ci sarebbe forza in questo racconto. Una linea ottenuta con il minimo dei mezzi. 

E' importante comprendere che lo sforzo puro dell'artista visivo è uno sforzo di immaginazione, come quello del poeta, e non può essere condizionato dal conto in banca. 

Al nuovo mattino mi metto in moto con un sorso d'acqua. Alla vecchia osteria di Giassina il buon senso mi dice che è meglio fermarsi per una colazione più sostenuta: pane, slame, formaggio, latte, caffè. Integrata poco dopo dai lamponi che trovo, a centinaia, nel sentiero interamente coperto dalla vegetazione. 

A Barbagelata, l'abitato più alto della Liguria, alcuni genovesi mi offrono viveri di conforto ospitandomi nella loro casa. Uno di loro è stato compagno di classe di Gianni Calcagno ( NdA. grande alpinista e grande amico, morto sul McKinley, al quale ho dedicato questa traversata). 

Riparto a mezzogiorno. Un errore di percorso mi fa scendere in diagonale un bosco ripido, che devo poi risalire sulla costa del monte per più di duecento metri, fino ad intersecare nuovamente l'Alta Via. (Proseguo) Per un susseguirsi di sali e scendi, ancora da cucuzzolo a cucuzzolo, in un ambiente integro, arrivo al Passo di Ventarola. Vengo coperto dalla nebbia. 

Non sapendo bene dove andare punto in alto. Mentre salgo la bianca spuma dell'atmosfera un suono di campanelli sempre più forte, giunge nella mia direzione. D'improvviso sbucano dalla nebbia decine di capre che vedo correre verso di me, faccio appena in tempo a scansarmi da quella valanga di carne animale in movimento, che l'intero gregge si ferma a guardarmi. 

Non c'è il pastore, lo sostituisco agitando il bastone per rimettere in movimento tutte quelle capre. Continuo a salire nella nebbia, e vado a cozzare contro la Cappella del Monte Ramaceto. Sosta. Penso ai villaggi rurali che ho visto abbandonati nel vallone prima del Passo. Una terra severa che nessuno ha più interesse a curare. Le case, ancora in buono stato, vengono inghiottite poco alla volta dalla natura. 

A fianco della Cappella, incrocio la lapide con i nomi di Gianni Calcagno e Roberto Piombo scomparsi il 15 maggio 1992 sul Monte Mc Kinley in Alaska, nello stesso periodo sono morti in zona altri nove alpinisti. Vivo un momento commovente che mi riporta alla memoria altri amici scomparsi in montagna. Conoscevo Gianni dal 1977, l'anno della mia prima piccola (solitaria) traversata, fatta sulle Ande argentine intorno al Cerro Tronador. 

Di Gianni mi hanno detto più gli sguardi intensi e i silenzi che rimanevano e rimangono anche in sua assenza, che le conferenze pubbliche. Gianni è stato l'uomo più forte che ho conosciuto personalmente (fino al 1992). 

Meritava riconoscimenti maggiori di quelli ricevuti, e una migliore sistemazione professionale. Ho sempre avuto l'impressione che intorno a lui ci fosse un muro di incomprensione. Tornato dal K2 mi disse che gli inquinamenti gravi non sono la sporcizia che vediamo in giro per il Mondo, ma ben altro : l'atmosfera sporca ad esempio, l'aria che tutti noi respiriamo. 

(45. Continua) Stefano Armellin, Pompei, venerdì 22 agosto 2014