sabato 10 febbraio 2024

il Giorno della Memoria e Foibe, ricordo di un orrore, 2024

il Giorno della Memoria e Foibe, ricordo di un orrore, 2024


....il tema della Memoria è un tema europeo non un problema, perciò presuppone sempre uno sviluppo, un cittadino europeo non può accantonare questo argomento che avrà sempre delle implicazioni sul nostro vivere.
I cittadini impegnati   non lo dimenticano, perchè ad ogni opera dedicata al genocidio abbiamo una ri-elaborazione del lutto, e una nuova lettura dei fatti. Nei campi di concentramento sta scritta per sempre la nostra sconfitta di europei. "L'unico modo per sopravvivere nel lager era essere soli, in mezzo a tanta gente...da Auschwitz non si esce mai". Liliana Segre
Nel giorno della Memoria la domanda é sempre la stessa : 
potrà esserci mai perdono? 
Letture consigliate : 
L'inferno di Treblinka di Vasilij Grossman; 
L'eredità di Auschwitz, Come ricordare? di Georges Bensoussan; 
Se questo é un uomo di Primo Levi; 
Lo stato sociale di Hitler di Gotz Aly;
La notte di Elie Wiesel; 
Trieste '45 di Raoul Pupo;

Stefano Armellin 






I FANTASMI DI AUSCHWITZ
Mio nonno paterno, Pasquale, e mio zio Arduino, sono morti nel campo di concentramento di Hersbruk. Erano cattolici. Due cristiani. Insieme a loro, molti cristiani trovarono la morte nei campi di concentramento, per svariati motivi, o semplicemente per malcelata antipatia verso il regime nazista. Ma non finisce qui. La mia famiglia ha sopportato un’altra tragedia che fu l’esilio da Pola. Sono figlia di due fuochi di violenza, quella nazista e quella titina. Credo che certe esperienze, anche se non vissute, ti entrano nel sangue per via generazionale. Certe ferite non si rimargineranno mai, ma potrebbero, come nel mio caso, diventare recettori per ogni forma di ingiustizia, di aberrazione, di modificazione della dignità umana. Credo che quelli come me, che hanno ereditato il senso profondo del dolore, vedano meglio di altri. Lo dico con profonda umiltà. Allora vi dico che cosa vedo, anche se so già che molti di voi diranno che sono pazza. Vedo che siamo tutti figli di Auschwitz, vedo che mentre trangugiamo a tavola la nostra bistecca estrogenata con contorno di pomodori transgenici, i cui semi non daranno mai frutto, guardiamo con occhi spenti il telegiornale, e masticando controvoglia il boccone agli ormoni, davanti a noi scorrono insensibili, immagini di morte, di guerra, di fame, di violenza, di stupro, di tortura, di disastro ambientale, di pedofilia, di pornografia, di prostituzione, di satanismo, di sangue…ma non proviamo più niente…siamo vuoti, siamo spenti, siamo infruttuosi come i semi di pomodoro che ci fanno da contorno. Come i deportati di Auschwitz abbiamo perso l’anima, la nostra identità, non sappiamo più gridare, non sappiamo ribellarci, non sappiamo più combattere. Ci accontentiamo di una sbobba tiepida incapaci di latrare, copiamo e incolliamo su facebook frasi fatte da altri ma non ne abbiam più di nostre. Nessuno si indigna più per nulla. Eppure, dal microcosmo del piccolo paese o comunità, al macrocosmo mondiale, dovrebbe alzarsi un grido di libertà…invece solo qualche flebile lamento, qualche verità sussurrata o mascherata…credetemi, non sono depressa, anzi, sono felice che le mie ferite generazionali mi facciano vedere tutto ciò, sono felice di piangere davanti ad un documentario sulla fame nel mondo, sono felice di battere i pugni per terra di fronte all’inquinamento di un ruscello, sono felice di avere pianto ieri, alla morte del delfino intrappolato in un canale putrido di New York. Sono felice delle mie reazioni a volte passionali di fronte all’ipocrisia, di fronte all’occultamento della verità, di fronte a ciò che è caos. Io sono figlia di Auschwitz ma non sono un fantasma di Auschwitz. Ho trasfigurato le mie ferite generazionali e i miei occhi vedono. Quanti cancelli di Auschwitz ancora da abbattere cari amici! Primo cancello: Il nostro cuore incapace di passione, di sentimenti, di soffrire per il creato. Secondo cancello: La nostra mente, imbrigliata nel labirinto del relativismo…non riconosciamo più la verità.
Non sono depressa cari amici, sono felice, perché Gesù trasfigura ogni mia ferita e mi conduce alla Verità tutta intera. Il nostro Auschwitz è dentro di noi, spalanchiamo i cancelli e diamo libertà alla verità.
Daniela Dian

STEFANO ARMELLIN 





Cari lettori, mi serviva un prologo estemporaneo per il Poema visivo del XXI secolo, così nello spazio sette del mio studio a Pompei ho allestito questa mostra in evoluzione.

Pubblico il post nel settimo anniversario della mia Madonna del Vesuvio perciò aggiungo il video dedicato a questo evento rimasto un po' troppo dietro le quinte anche se visibile 24 ore al giorno da sette anni. Destino amaro dei monumenti : più sono esposti meno li vedi. Vale anche per il Vesuvio, perciò questo post rimanda alla Figlia del Vesuvio (nuova edizione) presente in questo Blog clicca qui 

Buona Visione, 
Stefano Armellin, 
Pompei domenica 9 ottobre 2016

Approfondimenti


Autoritratto dell'Artista Armellin, Napoli 2016

MANIFESTO PER LA NUOVA POMPEI : " Pompei per un campano come me é l'emblema delle occasioni perdute : é un tesoro incredibile, unico al mondo. Abbiamo uno dei siti culturali più ammirati dell'umanità e lo abbandoniamo alla sua decadenza, ci sono ingenti finanziamenti europei e facciamo il possibile per non spenderli. Se a questo scenario si aggiungono una presenza sindacale che paralizza l'attività di gestione e il pesante rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, il quadro del degrado é completo". 
Raffaele Cantone 

Pompeii ai pompeiani, Protocollo d'intesa : Scavi Santuario e Città, subito ! Stefano Armellin 




Ecco il testo che ho letto venerdì 9 ottobre 2009 alle ore 12.00, in occasione dell'Inaugurazione della Madonna del Vesuvio a Pompei, 
 (Prima hanno parlato il Sindaco di Pompei Avv. Claudio D'Alessio e l'Arcivescovo Carlo Liberati):



Ringrazio l’Arcivescovo, il Sindaco e tutte le Autorità presenti a questa inaugurazione che rende accessibile ai cittadini di Pompei, ai turisti e ai pellegrini: La Madonna del Vesuvio; Memorial della visita di Sua Santità Benedetto XVI a Pompei un anno fa (19 ottobre 2008).



Se ho deciso di firmare il pezzo è perché ho ritenuto valido il risultato prodotto dagli abili ceramisti di Arreditalia , e altrettanto valido il basamento concepito dagli architetti di Arreditalia.



Un artista che fa arte sacra raggiunge la perfezione non quando esprime il suo Io attraverso la Madonna, ma quando rimane uno strumento per lasciare esprimere il Cielo; Cielo che nella nostra opera si identifica con il velo (della Madonna) che diventa allora, un grande e protettivo abbraccio non solo per tutte le popolazioni vesuviane ma per tutto il Mondo.



Infatti non si può fare arte sacra contemporanea senza una chiara vocazione, che vuol dire nient’altro che fare la volontà del Padre Nostro che sta nei Cieli.



Un atto di Fede non è un atto commerciale.

Ma ben venga un sano sviluppo economico nel Mondo, perché la disoccupazione è un male che va combattuto e vinto.



Non ho voluto mettere mano diretta sul manufatto, per lasciare agire ancora di più lo Spirito Santo.

Invito a considerare insieme questi tre aspetti:



1. L’autodeterminazione dell’immagine sacra ; ci sono immagini che richiedono un’evoluzione proprio per comunicare meglio il loro messaggio.



2. Il diritto di interpretare dei ceramisti di Arreditalia, che hanno usato il disegno originale come una partitura musicale. Il mio compito è stato quello del direttore d’orchestra, che, nel caso di un’opera sacra, meno interviene, meglio è per l’opera.



3. Le immagini sacre vanno accolte in Silenzio. Noterete che pur rimanendo le stesse cambiano secondo la luce, la temperatura, ma soprattutto cambiano perché noi cambiamo insieme alla società; il sole meraviglioso del Sud e l'animo bello e generoso della gente del Sud, renderà quest'opera sempre più viva e amabile.



I bambini che vedono adesso per la prima volta la Madonna del Vesuvio, da adulti si ricorderanno di questa amica e compagna di giochi. Sicuramente poi la vedranno con altri occhi, eppure, quest’immagine continuerà a parlare ai loro cuori dicendo cose nuove, perché è un’opera autentica fatta con Amore.



L’hanno vista in foto, su internet, in versioni diverse, in colori diversi, ma solo qui, a Pompei, in Piazza Schettini, possono toccare senza paura la pietra lavica, e sentirla vicinissima. Al loro cuore, al nostro cuore.



E’ bella questa capacità di Maria di scendere nel Mondo con immagini nuove. Di rispondere in modo concreto alle preghiere dei suoi pellegrini. Di essere sempre in sintonia con la Storia della Salvezza.



L’opera si completa con il testo della Preghiera che ho scritto alla Madonna del Vesuvio :



Madonna del Vesuvio

Proteggi le genti dei Paesi vesuviani

dalle violenti eruzioni

Fa’, o Regina della Pace

che il Vesuvio non porti danno e dolore



a chi ti prega e a chi ti loda,

con la Madonna del Rosario di Pompei.

In ultima istanza è per il Bene Comune che l’immagine della Madonna oggi, è qui.

Siamo in Piazza Schettini, nella Parrocchia del Sacro Cuore, e, Suo Figlio Gesù, ora, ne sono sicuro, ci sorride dal Campanile del Santuario.

La Madonna del Vesuvio non è mia, è vostra, è nostra.

Stefano Armellin