martedì 21 ottobre 2008

202 di 2013 ; The Opera e l'Apocalisse

Stefano Armellin con il pezzo 202 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: The Opera e l'Apocalisse "La Russia ha riscoperto la propria omogeneità alle società occidentali. La conflittualità planetaria si è spostata definitivamente dall'asse Est-Ovest all'asse Nord-Sud. I Paesi Arabi e l'Islam si trovano alla testa del movimento mondiale di emancipazione dei poveri. Gli USA non possono continuare a credere di essere l'unica potenza capace di decidere le sorti del Pianeta. E' venuto il momento di affrontare in modo diverso il problema del rapporto tra ricchi e poveri. O si vuole che a un certo momento il Nord si debba difendere dal Sud praticando proprio quella risposta nucleare che durante la "guerra fredda" è stata soltanto un incubo di menti annebbiate ? ". Emanuele Severino.


"APOCALISSE...Ci sono tuttavia, in quest'ultima visione, immagini che vengono interpretate come indicazioni del carattere ultraterreno della realtà escatologica : le dimensioni materialmente assurde della città (Apocalisse 21, 16), i materiali preziosi con i quali é costruita (Apocalisse 21,11; 21, 18-21), l'assenza del sole come pure della notte (Apocalisse 21, 23; 21, 25; 22, 5).

Ma l'antico Testamento contiene molti esempi di questo linguaggio profetico che esprime realtà terrestri con immagini il cui senso letterale é esorbitante. In particolare, Isaia descrive la nuova Gerusalemme proprio negli stessi termini in cui la descrive Giovanni: é la Gerusalemme terrestre e messianica alla quale i popoli fanno affluire le loro ricchezze (Is 60, 6-7; 60, 11-13; Apocalisse 21, 24; 21, 26),

eppure non splende su di essa né sole né luna perché é illuminata dalla gloria e dalla bellezza del Signore (Is 60, 19; 30, 26; Apocalisse 21, 23; 21, 25; 22, 5)". Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbia, pp. 819

"Michelangelo voleva che ogni membro architettonico, conservando la propria singolarità, portasse in sé, come in scorcio la totalità dell'Opera...tutto ciò che faceva volta doveva nascere da terra, una spina sola dalla base al vertice.

Così la cupola di San Pietro a Roma non posò dall'alto come una benedizione, ma sorse da terra, come una salita al divino...

Quale fu, insomma, al di là delle difficoltà tecniche, il problema che turbò, quasi ossessionò Michelangelo ?...fu la sovrapposizione di due calotte ugualmente emisferiche sulla stessa base...

La novità della cupola fiorentina di Brunelleschi era proprio il suo doppio significato religioso e politico, quasi alludendo al consenso e alla protezione di Dio allo impegno civile di una cittadinanza fatta di più popoli : con la sua cupola San Pietro a Roma avrebbe dovuto idealmente coprire tutti i popoli cristiani, proteggendone e palesandone l'unità.

Michelangelo mutò proposito non certo senza un motivo ideologico : forse pensò che la cupola della Chiesa visibile dovesse avere un carattere di assolutezza e universalità, essendo espressiva di una verità non meno teoretica che teologica.

In ogni caso non fu questione di gusto ma di concetto...a darle altezza, sarebbe stato l'alto tamburo, una delle non molte parti costruite sotto la sua direzione...Michelangelo non pensò mai un pensiero che avesse un unico senso, cera anche una ragione dottrinale...". Op. Cit.