venerdì 1 maggio 2009

394 di 2013 ; Santità e follia

Stefano Armellin con il pezzo 394 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Santità e follia "...il fondamentalismo islamico che si diffonde con molta virulenza in tanti Paesi africani e asiatici colma per l'appunto il vuoto creato dalla occidentalizzazione, imperfetta, affidata solo alle merci. Può l'Occidente abdicare così radicalmente al suo dovere - missionario-, che gli deriva proprio dal fatto di aver dissolto delle culture tradizionali, che non possono più reggere una volta esposte all'urto delle tecnologie, soprattutto comunicative (cinema, TV, mode di ogni tipo) occidentali ?
Quando parliamo di dovere missionario intendiamo il dovere che una cultura ha di proporre coscientemente i propri modelli nella loro forma più piena, assumendosene la responsabilità, senza nessuna tracotanza ma anche senza sperare in automatismi affidati alla pura circolazione delle merci.
Se si considerano queste ragioni diventa evidente che, sebbene : 

contenuti dei discorsi del Papa siano spesso in netto contrasto con molti aspetti centrali della moderna cultura occidentale, la sua preoccupazione missionaria ha un significato che trascende il mero proselitismo della Chiesa; egli svolge una sorta di più generale azione di supplenza, e richiama l'Occidente alla responsabilità di proporsi coscientemente (e anche auto-criticamente certo) come modello di cultura, una responsabilità alla quale l'Occidente non può sottrarsi senza gravi conseguenze.". Vattimo 1993

La supplenza culturale della Chiesa di cui parla Vattimo, é tale perché a tempo determinato, ora invece il Poema visivo del XXI secolo ha gettato fondamenta culturali per il Mondo contemporaneo, a tempo indeterminato. Stefano Armellin

"A 52 anni anni Mirò decise di volere finalmente ottenere anche il successo finanziario. Scrisse ai suoi galleristi gentili ma ferme lettere d'affari : -Ciò che non posso più accettare é la vita mediocre di un piccolo, modesto gentleman-.

Mirò capì che per lui era giunto il momento di esporre e vendere adeguatamente le sue opere d'arte. Aveva infatti bisogno di mezzi finanziari per edificare il grande atelier e questa era a sua volta una condizione di lavoro irrinunciabile per far conoscere la propria arte a livello di massa.

La sua influenza sulla pittura americana del dopoguerra sembra essere stata più incisiva rispetto a quella di Picasso". Op.Cit.