mercoledì 29 ottobre 2008

210 di 2013 ; La memoria, i Giudei

Stefano Armellin con il pezzo 210 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo:
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : La memoria, i Giudei ; " Allora non ero ancora convinto, come lo sono ora, che si può suscitare e sostenere un movimento senza fondi, e che spesso il denaro sciupa una battaglia giusta ". Gandhi.
Lo stesso vale per l'Arte, io dimostro con il Poema visivo del XXI secolo che é stato possibile realizzare un Capolavoro assoluto senza fondi. Stefano Armellin, Pompei, lunedì 27 gennaio 2014


I Giudei ripudiano e apprezzano il cristianesimo di Padre Felice Artuso

Accenniamo ad altre conflittualità sorte tra la Sinagoga e la Chiesa cui segue da entrambe un riconoscimento dei valori conservati all’interno dell’opposta tradizione. 


Dopo la morte di Gesù gli apostoli e i neofiti restano in comunione con i loro connazionali. Continuano a frequentare il tempio di Gerusalemme e le sinagoghe . Consapevoli della loro nuova elezione (Gv 15,16), condividono il tenore di vita dei loro fratelli giudei. 

Parlano con loro senza ostilità e alcuni farisei li difendono . I rapporti fraterni si attenuano e scompaiono, quando emergono le prime differenze. 

Per difendere i loro particolarismi, i sadducei e qualche fariseo iniziano ad avversare i giudeocristiani, perché li considerano una setta eretica (At 24,5.14; 28,22). 

Contestano il loro annuncio sulla risurrezione di Gesù nonché la loro concezione su Dio sul Messia, sull’interpretazione della Scrittura, sulle istituzioni giudaiche e sull’elezione di tutti popoli ad entrare nella nuova ed eterna alleanza.

Per indurli al ravvedimento ricorrono alle minacce ai processi alle incarcerazioni e alle fustigazioni. Pongono ostacoli alla loro predicazione e minacciano di ucciderli . 


In un momento di grande tensione lapidano il diacono Stefano che dichiara superata la funzione del tempio (At 7,52-58). Nel 42 persuadono il re Erode Agrippa I nipote di Erode il Grande, ad ordinare l’uccisione dell’Apostolo Giacomo il fratello di Giovanni.

Scacciano in seguito gltri evangelizzatori dalle sinagoghe e dai centri abitati (Gv 9,22; 12,42). Accusano i giudeocristiani di non osservare le leggi imperiali e li imprigionano: «Tutti costoro vanno contro le leggi dell’imperatore affermando che c’è un altro Re Gesù» (At 17,7).

Nel 61 o nel 62 il sommo sacerdote Anano II condanna alla lapidazione l’Apostolo Giacomo il minore Vescovo di Gerusalemme perché non osserva la Legge mosaica e insegna che Gesù è il Figlio di Dio, ossia una persona divina, santa e sacra .

Gli zeloti del gruppo sadduceo promotori e sostenitori della rivolta antiromana diffidano i giudeocristiani che rifiutano il loro intransigente nazionalismo. 


Nel 70 rompono i rapporti con loro per aver abbandonato Gerusalemme assediata dalle truppe romane ed essersi recati a Pella in Perea attuando il detto di Gesù: «Quando vedrete l’abominio della desolazione stare là dove non conviene… allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti» (Mc 13,14). 

Gli zeloti si irritano ancor di più con i giudeocristiani, perché essi interpretano la distruzione di Gerusalemme come un castigo che Dio ha inflitto ai nazionalisti ribelli, mentre in realtà si è trattato di una sconfitta politica e militare. 

Nel 132-135 Simone, detto Bar Kochéba, figlio della stella (Nm 24,17) organizza e guida un’imponente insurrezione antiromana. 

Costringe le truppe nemiche a retrocedere e occupa sia Gerusalemme sia alcune località della Giudea. Assunto il potere civile, esige che i giudeocristiani, rientrati nella Città Santa condividano i suoi obiettivi politici e rinneghino la loro fede in Gesù . 

Li priva dei diritti ebraici e li tratta «come stranieri» , perché con grande rincrescimento perseverano nel rifiuto dei suoi ordini e rimangono fedeli a Gesù convinti che Egli cambia alimenta e irrobustisce la loro vita. I romani aumentano il numero del loro esercito, assediano i giudei ribelli e li sconfiggono nella fortezza di Massada.

Demoliscono poi il Tempio di Gerusalemme e l’Imperatore Adriano vieta a tutti i giudei di ritornare nella città. 

Avendo perduto il ruolo di guida il gruppo dei sadducei si scioglie e non si ricompone più. Rimangono i farisei meno affezionati alla politica e più radicati nella tradizione religiosa. Su autorizzazione dei romani si ritirano a Jamnia nei pressi dell’attuale Tel Aviv dove stabiliscono le regole giuridiche morali e religiose da cui scaturisce il giudaismo ortodosso. 

Tra l’altro imputano ai giudeocristiani d’aver tradito l’Alleanza di Dio e di approvare la forzata dispersione del Popolo d’Israele. Pertanto li scomunicano, li escludono dalle sinagoghe e li chiamano “minim” (eretici) o “nozrim” (nazareni) . 

Attenendosi alla prassi dei popoli mediorientali di maledire i nemici inseriscono nell’ultima delle diciotto “Berakhot” (benedizioni) una maledizione, che sarebbe stata composta dal rabbino Samuele Kakkaton il Piccolo.

Per annientare gli infedeli e i giudeocristiani ripetono tre volte al giorno la maledizione di Samuele: «Per i “meshummadin” (infedeli) non vi sia speranza. Estirpa (o Signore) il regno della superbia nei nostri giorni! 

Possano i nozrim (nazareni) e i minim (eretici, settari) perire in un istante. Siano cancellati dal libro della vita. Non siano registrati assieme ai giusti. Benedetto sii tu Signore che umili gli insolenti».

I rabbini immettono le diciotto benedizioni e la maledizione nel Talmud palestinese. Prescrivono di proclamarle ogni giorno, tranne il sabato tempo del sacro riposo. 


Per motivi ecumenici i rabbini dell’area liberale europea riformulano la maledizione conferendovi un significato salvifico: «Fa’ che gli erranti ritrovino la via che porta a Te fa’ che nei nostri giorni ogni violenza scompaia dalla terra e l’empia superbia sia debellata. Benedetto Tu o Eterno che spazzi la violenza e umili la superbia».

I rabbini americani conservano invece la primitiva asprezza dell’antica maledizione ma ne generalizzano i destinatari: «Che non ci sia speranza per i calunniatori e che tutti i malfattori periscano all’istante. Che tutti vengano subito sterminati e che gli empi siano espulsi; schiacciali, rovesciali subito, ai nostri giorni. Benedetto sei Tu, Signore, che distruggi i nemici e umili gli empi» . 

Padre Felice Artuso