lunedì 29 marzo 2010

729 di 2013 ; Iesse

Stefano Armellin con il pezzo 729 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Iesse : ""Come Dio in Cristo si è abbassato dalla sua assolutezza per rendersi uomo e schiavo nel crocifisso, così tutta la storia che è venuta dopo è sullo stesso itinerario.

"I Santi giudicheranno il Mondo,...giudicheranno gli angeli" 1 Cor 6,2-3...si tratta di una salvezza estremamente povera, perchè, dopo la Croce, una salvezza ricca e piena non ha più senso...

A forza di mediare, mi sembra che la voce della verità cristiana sia diventata indistinguibile dalle voci del Mondo...

Per quasi due millenni, con Agostino, Lutero e Pascal, siamo stati abituati a pensare l'ebreo come eternamente girovago; doveva comunque rimanere in vita ma disperso, senza più uno Stato, dal momento che egli è la testimonianza vivente della sua colpa, e dunque la prova della messianicità di Gesù...

Oggi noi diciamo: niente più condanna...ma, allora, che teologia facciamo ?...perchè per duemila anni abbiamo detto l'opposto o quasi ? Fino a che punto è stata cancellata la tradizione precedente della Chiesa ? Anche senza ammetterlo, non sappiamo più come muoverci.

Il nostro cammino non dovrebbe andare verso l'impossibile ritorno alle origini, ma con l'ebreo, verso la fine e il fine della storia". Sergio Quinzio, da La tenerezza di Dio

Il rito della professione religiosa c di Padre Felice Artuso
I bizantini formano una Croce nel taglio dei capelli ai neo professi. Porgono anche su di loro uno scapolare nero con un cappuccio, su cui appaino disegnate delle Croci e gli strumenti della passione del Signore. Li chiamano poi staurofori, ossia portatori della Croce, per la loro vita penitente e dedita a Dio.
 
Ispirandosi a questa concezione, gli artisti orientali evidenziano l’aspetto sacrificale della condotta monacale. Infatti, nelle iconografie si compiacciono di rappresentare i monaci sotto il peso di una Croce o inchiodati ad un legno cruciforme. Gli occidentali imitano gli orientali. Raffigurano i monaci, i frati e i religiosi che, oberati da una Croce, seguono Gesù, mentre sta salendo al Calvario; oppure li ritraggono appesi e agonizzanti ad una Croce. Talora vi appongono delle didascalie, che evocano espressioni della Sacra Scrittura o ardenti implorazioni al Signore .

Fin dal basso Medioevo la Chiesa occidentale elabora diversi rituali della professione religiosa, che non si prestano ad una sintetica esposizione. Possiamo osservare che ogni rituale accentua la conformazione a Gesù Cristo sofferente, crocifisso, morto, sepolto e glorioso, mentre reca poca rilevanza alla missione creativa, dinamica e apostolica dei religiosi. 

Compiuto un sufficiente periodo di preparazione, i neoprofessi entrano nel luogo di culto, parato a festa secondo la ricorrenza liturgica, si stendono sul pavimento, allargano le braccia a forma di Croce, consegnano se stessi a Dio e l’assemblea liturgica canta le litanie dei santi. In alcuni Istituti qualcuno li copre con un drappo funebre, attorniato dalle candele ardenti, mentre un presbitero legge un tratto della passione di Gesù e le campane suonano a morto. 

Dopo di che i neoprofessi si alzano, si avvicinano al loro Superiore, s’inginocchiano dinnanzi a lui ed emettono i voti. Tra l’altro promettono la stabilità nel monastero, l’ubbidienza attiva all’autorità e la disponibilità ai servizi richiesti. Ripetendo una formula prefissata, si consacrano a Dio Padre, si uniscono a Gesù Cristo e intrecciano un forte vincolo con lo Spirito Santo. Si consegnano inoltre ai fratelli, che li accolgono con gioia nella loro famiglia religiosa. Segue

Padre Felice Artuso