venerdì 19 novembre 2010

964 di 2013 ; The Opera

Stefano Armellin con il pezzo 964 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : The Opera. " L'uomo pertanto, accettando l'ingiunzione di Dio, non viene annientando la propria individualità e la propria personalità ma, al contrario, le potenzia e le accresce.

Il volere dell'uomo diviene veramente tale quando realizza in sè il compimento del volere di Dio.

- Per questo sono nato e venuto nel Mondo: a rendere testimonianza della Verità e chiunque è dalla parte della verità, ascolta la mia voce-. Giovanni, 18,37

Egli è dunque Verità perchè perfetta armonia, saldatura totale tra il volere di Dio e quello dell'uomo. Per questo Cristo può dire : -Guardatemi e troverete la verità, Io sono la via che conduce alla verità-.

Noi quando siamo strumenti della mano di Dio, raggiungiamo il pieno significato del nostro destino: Cristo rivela quello che l'uomo è.

Quando dunque l'uomo accetta la volontà di Dio, volendo quello che Dio vuole, raggiunge la libertas major. E' la libertà nel bene, nell'amore, conquista dei santi, liberati dal male perchè hanno accettato il piano di Dio.

Nessuno può imporre con la violenza agli uomini di fare il bene : Dio non impone così il bene. Egli ci offre la possibilità di superare i limiti del nostro essere compiendo il bene secondo il suo disegno. Cristo non ha imposto il bene...

Cristo è la mano che ci indica le mete che dobbiamo raggiungere. Ma nessuna costrizione ci ingiunge, bensì unicamente l'esempio.

La menzogna è nel fatto che l'uomo non ascolta Dio.

"So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perchè la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro! 

Gli risposero: -Il nostro padre è Abramo-. 

Rispose Gesù: -Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la Verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto". Giovanni, 8 37-40

L’impressione delle stimmate visibili e invisibili 7, di Padre Felice Artuso
Santa Gemma Galgani (1878-1903) giovane fervente, umile e tribolata, si considera una grande peccatrice. Un giorno sviene, pensando di aver offeso Gesù con i suoi peccati e suo padre, accanto a lei, le chiede un chiarimento. Gemma scrive nell’autobiografia: «Un giorno fui presa da tanto dolore nel guardare, cioè fissare cogli occhi il Crocifisso, che caddi in terra svenuta; si trovava in casa il babbo per appunto, cominciò a contendermi (rimproverarmi)» .

Ogni giovedì sera pratica la devozione dell’Ora Santa ed entra sovente in estasi. 

Nel 1899, vigilia della solennità del Sacro Cuore, vede Gesù grondante sangue dalle mani, dal costato, dai piedi e dal capo. Informa nel suo diario: «Il Giovedì sera cominciai per la prima volta a fare l'Ora Santa… 

mi sentivo ripiena di dolore de' miei peccati… 

Passai l'ora intera pregando e piangendo; infine, stanca come ero, mi misi a sedere; il dolore continuava. Mi sentii poco dopo raccogliermi tutta, e dopo poco, quasi tutto ad un tempo, mi vennero a mancare le forze… mi trovai dinanzi a Gesù crocifisso allora allora. 

Versava sangue da tutte le parti. Abbassai subito gli occhi, e quella vista mi turbò assai; mi feci il segno della S. Croce; dopo il turbamento successe presto la tranquillità dello spirito» .

Vede di seguito il Signore, che con dei raggi roventi le imprime le stimmate, procurandole un immenso dolore. Lei prosegue nel racconto: «In quell’istante comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte; ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco, che in un momento solo quelle fiamme vennero a toccare le mie mani e i miei piedi e il cuore. Mi sentii morire…» .

Ogni giovedì durante la preghiera serotina entra nel rapimento estatico e riceve l’impressione delle stimmate. 

Nelle sue membra compaiono le trafitture da cui fluiscono gocce di sangue. Le ferite spariscono verso le 5 mattutine o nel giorno di domenica e sul loro posto rimane una cicatrice bianca. Gemma sperimenta anche la tortura dell’incoronazione di spine, che le causa un deflusso di sangue vivo. 

Nel diario del giovedì 19 luglio 1900 scrive: «Al raccoglimento mi successe come altre volte: mi andò via il capo e mi trovai con Gesù, che soffriva pene terribili. … Mi sentii tutta in gran desiderio di patire, e chiesi a Gesù di farmi questa grazia. Mi contentò subito, e fece come aveva fatto altre volte: mi si avvicinò, si tolse dal suo capo la corona di spine e la posò sul mio capo, e poi mi lasciava stare. … 

Quando mi vuol far conoscere che mi vuol bene, mi pigia bene quella corona sulla testa oppure dalle parti della testa; sono momenti dolorosi, ma momenti felici. E così mi trattenni un’ora a soffrire con Gesù» . 

Altre volte prova il tormento della flagellazione, le escoriazioni, prodotte dal peso del patibolo, lo slogamento delle ossa, l’arsura della sete e l’incurvamento delle tre costole sopra il cuore. Riassume le sue dolorose esperienze, autodefinendosi: la figlia della Passione di Gesù e il virgulto delle sue piaghe. 

Di fronte alle incomprensioni e alle derisioni di molti, non si lamenta mai. Soffre anzi con serenità e ripara i peccati degli altri.

Nell’ultima estasi documentata, domanda al Signore: «Vorrei, o Gesù, un po’ di perseveranza; vorrei una buona morte, e poi… il Paradiso. Questo è tutto per me» . Logorata da diverse malattie, muore a Lucca il Sabato Santo 1903, mentre il suono delle campane annuncia il lieto giorno della risurrezione del Signore.

Padre Felice Artuso