martedì 31 maggio 2011

1158 di 2013 ; Petrarca giovane

Stefano Armellin con il pezzo 1158 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Petrarca giovane 

"E' cioé inevitabile che il culmine della felicità si trasformi nel culmine dell'angoscia.
Sarebbe, questo, il momento in cui il paradiso della tecnica potrebbe esser tentato di ritornare alla -verità- della tradizione occidentale, ossia al rimedio immutabile che salva dall'angoscia del divenire.

Il ritornare all'antico rimedio sarebbe il ritorno al punto di partenza della storia dell'Occidente, e si costituirebbero le condizioni per la ripetizione della struttura essenziale di tale storia.

Il genio del deserto assume su di sé la responsabilità dell'intera storia dell'Occidente e del Pianeta, diventa anzi il luogo in cui viene decisa l'inesistenza della felicità nel tutto; custodisce in sé e sopporta il peso di ciò che l'ultimo paradiso affida, quando affida tutto se stesso al rischiaramento del senso della verità". Emanuele Severino

Quando un lavoro creativo giunge a compimento e si prepara ad iniziare una nuova fase di sviluppo, le cose di tutti i giorni sono le prime a trasmettere l'atmosfera di passaggio. 
Nello studio c'è uno svuotamento (anche fisico) e lo stato d'animo generale è quello di chi in coscienza sa di aver svolto un buon compito e attende la giusta ricompensa. 
Stefano Armellin 1990, Nota : Nel 2015 attendo ancora la giusta ricompensa economica !

"Ciò che é astratto, puro, ideale, é anche assoluto, severo, rigido e cela possibilità molto più profonde e radicali di odio, di inimicizia incondizionata ed inconciliabile che non ne celi la vita sociale". Mann

"Portata al limite estremo la forza di una cultura si manifesta nella figura del genio. Il genio spinge la cultura fino al livello in cui appare in superficie l'insolubilità, la paradossalità, che spinge l'agire storico in avanti, e funge da suo stimolo ". Batkin


La vita consacrata secondo il Concilio Vaticano II e i recenti documenti ecclesiali 5,
di Padre Felice Artuso

Appartenendo all’Ordine dei Gesuiti e avendovi svolto un ruolo di primaria responsabilità, il papa Francesco Bergoglio ha sperimentato i limiti e i pregi dei consacrati. 
Ne conosce le rigidezze e le prodezze, gli indugi e le audacie, i dolori e le gioie. 
Attesta che, sopravvissuti alle trasformazioni e ai cambiamenti epocali, hanno grandi meriti. 
Dichiara che nella Chiesa sono una perla, che brilla e attrae. 
Asserisce che «sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e più fraterna, sono profezia di condivisione con piccoli e i poveri» . 
Li esorta quindi a investire maggiormente sui formatori, capaci di liberare i giovani dalle illusorie ideologie, di inserirli nel cammino della Chiesa e di accompagnarli nella loro carismatica testimonianza. 
Mantiene un atteggiamento di apertura, di accoglienza e di dialogo con tutte persone che riesce ad incontrare. 
Ascolta e dialoga anche con le religiose e con i religiosi, tentati di evidenziare gli aspetti preoccupanti dei loro molteplici e complessi problemi. 
Dedica alla vocazione religiosa l’anno 2015, cinquantesimo anniversario del decreto conciliare “Perfectae Caritatis” sul rinnovamento della vita religiosa. 
Auspica che nel corso di quest’anno emerga la sorprendente e intrinseca bellezza di questo tipo di vita, voluto dal Signore. 
Nella lettera, inviata ai consacrati, propone che si concentrino sui sentimenti di Gesù Cristo per l’umanità, approfondiscano la loro storia carismatica, agiscano nella piena comunione con l’insegnamento della Chiesa, siano sensibili alle concrete attese dei popoli e intraprendano le iniziative apostoliche, che cambiano i sentimenti delle persone e le inducono ad assumere comportamenti, più umani, più confortevoli e più rassicuranti. Segue

Padre Felice Artuso