domenica 18 dicembre 2011

1360 di 2013 ; il Secondo Avvento

Stefano Armellin con il pezzo 1360 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Il Secondo Avvento 

"L'innovazione ormai ha raggiunto ritmi che accelerano l'obsolescenza dei prodotti fino a mettere in crisi l'industria informatica meno agguerrita o agile...

Da trent'anni e più, il ritmo, il ritmo dello sviluppo economico giapponese risulta doppio rispetto alle medie americane o europee, mentre gli altri prodigi dell'industrialismo asiatico : la Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore, raggiungono medie tre volte maggiori, perché ?

1. Strategia di lungo termine
2. Progetti fondati sulla padronanza d'una tecnologia utilizzabile in più direzioni
3. Medio investimento, cinque volte superiore a quello della concorrenza
4. Efficienza straordinaria del modo di produzione
5.Una concezione del lavoro non già come fatica e alienazione ma come sfida mentale
6.Gioco ingegnoso ancorché strenuo, gratificante in misura proporzionale alla cura minuziosa dell'Opera virtuosa

Nel nostro tempo di gran lunga preminente sulle armi é l'influenza economica e culturale, che la Germania grazie alla sua prosperità finanziaria e alla sua conoscenza del terreno, potrà esercitare nelle nazioni vicine a cominciare dalla Cecoslovacchia e dall'Ungheria, candidate al boom mitteleuropeo del prossimo decennio...

Dalla rivoluzione francese in poi noi pensiamo in tedesco : Kant, Hegel, Marx, Nietzsche, Freud, Weber, Einstein, tutti e sette hanno scritto in tedesco". Ronchey 1992

"Un uomo di cultura dovrebbe sapere che la poesia é struttura, forma, fatica, coscienza della sua ineluttabilità...". Testori

"L'economia si riprenderà solo quando sarà varato e attuato un progetto complessivo di ristrutturazione, e sottolineo -complessivo- : a nulla servirebbero misure sparse qua e là...

siamo giunti al punto di non ritorno: serve un intervento deciso e coordinato su più fronti...

Di capitali freschi ha bisogno il Mondo intero...

Solo una reale maggior disponibilità di credito avrà un vero impatto...". Rohatyn 1992

San Benedetto di Norcia (480-547) c
di Padre Felice Artuso
Divenuto anziano. Benedetto predice ai monaci il giorno della sua morte. 

Mentre attende il decesso, ordina che gli scavino la tomba. 

Si fa quindi condurre nella cappella dell’abbazia cassinese, dove riceve l’Eucarestia come viatico. Sostenuto poi dagli assistenti, eleva le braccia e aspetta il Signore, che venga a prenderlo e a introdurlo nella dimora celeste e nella visione di Dio.

I monaci si compiacciono di aver ricevuto da Benedetto la Regola equilibrata e adatta alla formazione delle comunità cristiane. 

Lo equiparano a Mosè, che legifera, guida, difende, provvede e intercede per il suo popolo. 

Attenendosi alle sue direttive, indossano una lunga e ampia veste che simboleggia la Croce. Intendono la vita monastica come un secondo Battesimo, che rimette le colpe e impegna a seguire Gesù, diretto al Calvario, portando il patibolo.
 
Coniano una medaglia, nella quale su una faccia imprimono il volto di Benedetto e sull’altra raffigurano una Croce, di cui egli era stato una viva evocazione. 

Compongono meditazioni sulla Passione e Risurrezione del Signore, adatte alla contemplazione quotidiana. 

Drammatizzano le celebrazioni della settimana Santa, perché il popolo analfabeta ne comprenda il senso e si protenda verso la festa del banchetto celeste. 

Sviluppano la cultura, che promuove la fraternità, il lavoro, l’arte, lo studio, l’ospitalità, l’assistenza ai poveri, la cura dei malati e l’ascesi spirituale. 

Evangelizzano i popoli, educandoli ad attuare queste parole di Gesù: «Chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). 

Dalla scuola benedettina esce l’Imitazione di Cristo, il libro che insegna al cristiano: 

«Se tu non giungi a considerare le cose celesti e sublimi, raccogliti a meditare la Passione del Salvatore, e cerca di nasconderti nelle sue sante piaghe. 

Se con devozione cercherai rifugio nelle sacre stimmate di Gesù, sentirai un gran sollievo nelle tribolazioni, né il disprezzo degli uomini ti affliggerà, anzi sopporterai in pace i loro insulti» .

Padre Felice Artuso