giovedì 26 gennaio 2012

1. Pompei The Opera, il crollo e la speranza


STEFANO ARMELLIN

Affreschi

  POMPEI – THE OPERA

il crollo e la speranza

dedicato a Marilena Ferrari
1952 - 2012

e, ai neo-assunti archeologi e architetti degli Scavi di Pompei

Pompei - Villa dei Misteri - particolare- Foto : Stefano Armellin
giovedì 5 gennaio 2012

Al Ministro dei Beni Culturali della Repubblica italiana
Lorenzo Ornaghi, poi, Massimo Bray, oggi Dario  Franceschini

Gentile Ministro cari lettori, questo che state leggendo non è un testo polemico ma propositivo sullo stato degli affreschi pompeiani in rapporto alla mia opera di Arte Contemporanea Internazionale. Sono l’ artista-autore di The Opera Collection dal 1983, e dal 2007 residente a Pompei. Un veneto che ha sposato una pompeiana. Sento quindi come un dovere dare un contributo per una nuova visione del sito archeologico. Qui a Pompei il Maestro Gracco da tempo ha avuto la bella idea del recupero dell’affresco pompeiano dimenticato, trascurato e ricordato ormai solo attraverso riproduzioni di altri pittori (come il Maestro Rosario Lamberti) e fotografi. L’iniziativa del Maestro Gracco a mio avviso va sostenuta in modo adeguato, soprattutto per l’impegno profuso dal Museo e Scuola di pittura Gracco, che si trovano proprio a pochi metri dalla Villa dei Misteri, Villa che merita una migliore custodia, comprensiva di book shop.


Come artista non ho la pretesa di fare un articolo scientifico perché non ho la competenza del Direttore degli Scavi di Pompei Dott. Antonio Varone. Qui ringrazio in modo particolare il Soprintendente Dott.ssa Teresa Elena Cinquantaquattro che ha accolto la mia richiesta di studio specifico di complemento, sugli affreschi pompeiani, che ho svolto dal due al sette gennaio 2012. Per coloro che desiderano approfondire il mandato della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei è sufficiente collegarsi al sito istituzionale.

E’ mia intenzione provare a dire qualcosa di nuovo in sintesi partendo dal lascito dell’evento catastrofico del 24 agosto del 79 d.C. per arrivare ad abbracciare in prospettiva l’anno 2025 d.C. come nel mio Blog si racconta,  e con  il presente articolo si rimanda per gli approfondimenti su The Opera.

In questo breve testo innovativo sugli affreschi pompeiani (una parte)  si evince una particolare cura dell'abito sempre intonato con il dipinto; pompeiano vuol dire certamente romano quindi imperiale, regale per eccellenza anche nella versione popolare. Una poetica riversata sul tessuto ma non disgiunta appunto dall'affresco che ancora oggi possiamo ammirare nel suo delicato equilibrio narrativo, distinto in quattro stili, che, ad onor del vero, non tutti i turisti sanno distinguere. Perciò mi trovo in sintonia con il discorso di storia del costume e della moda che Franca Sozzani porta avanti sul suo Blog, vedi Vogue Italia.

Oggi su internet sono a disposizione numerose immagini dell’antica Pompei e dei suoi affreschi. La tecnica assai raffinata è la stessa usata da Michelangelo per la Cappella Sistina ; sono lavori per la maggioranza, di ottimo artigianato artistico che raccontano l’epoca romana in assenza di video e foto. Un lavoro d’impresa prestigioso e pagato regolarmente. Dovunque nel mondo romano si percepisce nell’affresco la ripetizione regolare della stessa varietà di soggetti, nelle scene dipinte rimane chiara e nitida la distinzione fra colui che osserva e l’immagine rappresentata. Oggi le opere continuano ad osservarci, siamo ingenui se pensiamo che siamo noi ad osservare loro. Tutta l’arte e soprattutto l’arte antica, è un tribunale sulla coscienza del Mondo presente. Antica fino a che punto ? siamo abituati a definire antica l'arte che viene molto prima di noi, mentre oggettivamente è giovanissima, e noi, artisti contemporanei che veniamo dopo tutti gli altri, siamo antichi, vecchi e decadenti, come la società che ci ospita.

Non ci sono esplorazioni mentali ardite nell’arte romana. Le battaglie avevano un inizio e una fine, tutto era circoscritto in un tempo preciso, non esistevano emergenze permanenti e cambiamenti climatici planetari dovuti al fare umano invadente ed arrogante. Inoltre la popolazione mondiale era minore, si stima in duecentocinquanta milioni di persone, oggi abbiamo superato i sette miliardi.

Pompei e le altre, erano isole urbane in un oceano di natura selvaggia. Le immagini più caratteristiche come quella dei Cupidi alati nella Casa dei Vettii (da troppi anni chiusa); si ritrovano oggi in diverse botteghe della nuova Pompei insieme ad altri famosi soggetti. L’antico penetra nel moderno senza soluzione di continuità.

Molti sono gli artisti che si dedicano alla riproduzione di opere pompeiane da vendere ai turisti come souvenir. Un fenomeno tipico di ogni Città d’Arte. Ma quando l’artista mette a confronto dell’opera antica un Capolavoro contemporaneo come The Opera  accade che non si possono più evitare risposte a domande fondamentali : chi sono ? da dove vengo ? dove vado ?

La risposta si affaccia su una prospettiva di duemila anni ed è annunciata dal Cristianesimo che a Pompei è testimoniato dal successo della missione mariana del Beato Bartolo Longo fondatore dello stesso Comune. La riscoperta dell’antica Pompei nel XVIII secolo generò la moda dello stile pompeiano in Europa, fra le classi sociali colte e ricche. Bartolo Longo nel XIX secolo, un laico impegnato  sposato con la vedova Contessa Marianna De Fusco, diede vita ad un fenomeno esemplare di carità sociale. Una profezia del Beato, dice che un giorno tutti i Popoli del Mondo saranno in assemblea ai piedi della Madonna del Rosario. Questo accade oggi on line con la mia The Opera dedicata a tutti i Popoli del Mondo. E nello specifico è accaduto con l’esposizione pubblica a Pompei Tre Ponti della Via Crucis-Lucis, durante la Settimana Santa della Pasqua 2011. Evento che ripropongo on line in permanenza.

A mio avviso va superata la contrapposizione fra Scavi e Santuario fra antica Città “pagana” e l’attuale Città mariana. Anzi, il termine pagano mi sembra obsoleto. Il rosso pompeiano, con il nero, il bianco, il giallo, il verde, il blu e l’arancione, raccontano negli affreschi sacri una devozione sincera verso il Pantheon di Dei nei quali confidavano i pompeiani-romani. Preghiere non sufficienti però a fermare la devastante eruzione. Il Cristianesimo si è innestato in questa pre-esistente realtà devozionale avendo il merito di portare a maturità un processo spirituale generico presente in tutto l’Impero. Non è stato un passaggio indolore, a partire dalla stessa crocifissione del Cristo seguita (ancora oggi) da moltitudini di martiri. Ecco, nell’antica Pompei non c’è una chiara traccia della predicazione cristiana.

Negli affreschi dominano le scene mitologiche, Narciso che contempla la sua immagine; Dedalo e Icaro; Perseo e Andromeda; Paride, Achille, la Regina Elena e le vicende di Troia; la Medea di Euripide è un soggetto teatrale che gli artisti studiano ancora oggi. Le scene di caccia sono numerose, ma gli esseri umani rimangono i protagonisti.

Il successo di Pompei antica viene dato dal pubblico del Mondo che ritrova sé stesso attraverso questi racconti d’immagini a volte nitide a volte sbiadite, che parlano della vita in tutti i suoi aspetti. Le botteghe usavano gli affreschi per accogliere meglio i clienti, lo stesso facevano i lupanare descrivendo le scene di sesso, che lì, si consumava a pagamento. I pittori, come oggi, perfezionavano il loro repertorio in base alle richieste della committenza.

Nella Casa del Chirurgo troviamo un racconto esotico che rivela conoscenze sia di animali africani, l’ippopotamo e il coccodrillo, sia di razze umane, i pigmei; con una sorprendente analogia e unica per Pompei, della scena biblica del Giudizio di Salomone (1 Re 2, 24-28). Mancando altre descrizioni più esaustive ritengo sia una coincidenza. 

E’ facile fare la controprova, immaginate la Pompei attuale sepolta dai lapilli, dopo secoli viene ri-scoperta ed appare evidente e chiarissima la predicazione cristiana; a partire dal Santuario collegato a tutta la rete di Parrocchie e alle case dei fedeli. Ed è quello che succede oggi negli Scavi con l’evidenza del culto politeista delle divinità romane ed egiziane (Iside), esteso nei vari altarini cittadini e casalinghi. Nessuna traccia di cristianesimo ma il segno, quello sì, di un animo collettivo disposto ad accoglierlo.

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