venerdì 20 gennaio 2012

1392 di 2013 ; Proverbi

Stefano Armellin con il pezzo 1392 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Proverbi.  

Frutti dell'umiltà sono il timore di Dio, la ricchezza, l'onore e la vita. Proverbi 22,4   
"San Domenico impresse chiaramente al proprio Ordine i lineamenti del proprio carattere. Conosceva il diritto canonico e approvava il potere di guida universale del Papa. Per lui vangelo e chiesa gerarchica costituivano una unica cosa. Univa in sé un'umanità squisita e una sorprendente capacità organizzativa, una severa abitudine di preghiera, una convinta fedeltà alla regola e il coraggio della scelta oggettiva, individuale, adatta alle molteplici esigenze dell'apostolato (dispense concesse secondo i casi).

Questo predicatore nato rimase per sempre il modello dei suoi frati l'interlocutore attento e competente degli eretici, l'apostolo rimasto sino  alla fine della vita fedele al proprio desiderio di portare i pagani a Cristo.

Quando egli morì l'Ordine dei domenicani era già una istituzione, mentre dopo il 1226 l'Ordine dei francescani continuò a restare più un movimento.

Grazie allo stretto rapporto che fin dall'inizio Francesco come anche Domenico, mantenne con la Curia romana, l'efficacia dell'Ordine si fece sentire in tutta la Chiesa.

Specialmente a Oxford e a Parigi la scuola francescana poté ben presto gareggiare con quella domenicana nella cura e nell'approfondimento della scienza teologica". Walter

"Rilievi, sculture e pitture e disegni sono le espressioni figurative dell'arte più antica dell'umanità e risalgono alle glaciazioni del Neopaleolitico 35.000 - 10.000 anni fa. Hafuer

San Pier Damiani (1007-1072) b
Padre Felice Artuso

Povero, penitente e asceta, Pietro è consapevole di essere un eremita peccatore in cammino verso la patria celeste. 

Si affligge, pensando che vive distaccato da Gesù umiliato ed esaltato. 

Guarda a Lui con ardente amore e dichiara che anela unirsi alle sue sofferenze e alla sua gloria. 

Ne abbiamo una chiara testimonianza da queste preghiere, che ha composto: «Ti vedo appeso alla Croce, o mio Redentore, con gli occhi del mio cuore, ti vedo ferito da nuove piaghe. 

Quando tu verrai per il Giudizio… possa io trovarmi tra i segnati con queste stimmate, affinché, configurato al Crocifisso, io meriti di essergli unito nella gloria di risurrezione»; 

«Tu, o Signore, con le cinque ferite del tuo sacratissimo corpo hai guarito tutte le nostre ferite che ci hanno inflitto i cinque sensi del nostro corpo. Tu ti sei fatto vittima di soavità per il Padre e prezzo di redenzione per noi. Adoro, Signore, la tua croce, adoro la tua morte vivifica» .
 
Scrive sulla sofferenza, usando espressioni, che hanno un autentico spessore teologico. 

Eccole: «La Croce è l’accordo delle Scritture e, per così dire, il confine e la confluenza delle cose vecchie e nuove. 

La Croce congiunge ciò che è del cielo e ciò che è della terra… 

La Croce è la morte dei vizi e la fonte e la vita di tutte le virtù. 

La Croce è il viottolo che prende chi s’avvia alla perfezione… 

La Croce è il donativo per le reclute, la forza per chi combatte, il municipio per i veterani. 

La Croce è per i coraggiosi l’ardimento, per chi vacilla la guarigione, per i vittoriosi la corona. 

La Croce impone una morte momentanea e dà in cambio la vita eterna. 

La Croce ci spoglia dei beni terreni per arricchirci di quelli celesti, ci insegna a soffrire la fame per poterci saziare, esige l’umiltà per esaltarci, si serve della pazienza per incoronarci. 

La Croce è la regola di chi vive in Cristo, la norma esplicita della giustizia, la disciplina per tutti i retti costumi. 

La Croce spaventa e mette in fuga il diavolo, invita gli angeli a venire da noi. … 

La Croce infine ristora chi è stanco, dà forza agli infermi, conforta le incertezze nascoste della mente disperata» .
 
Avendo riscosso un’alta stima, il papa Stefano IX lo consacra vescovo di Ostia e gli impone il cappello cardinalizio. 

Per dieci anni svolge il ministero episcopale, annuncia la lieta notizia e si dedica al risanamento della gerarchia ecclesiastica. 

Si ritira poi nel suo eremo, ma il Papa lo elegge delegato pontificio in Germania, in Francia e in Italia. 

Egli preferirebbe il ritiro, tuttavia obbedisce al pontefice. 

Negli incontri diplomatici scioglie i dissidi vigenti e rafforza l’unità della Chiesa. 

Ritornato nell’eremo di Fonte Avellana, si ammala e muore. 

Con il suo insegnamento rinvigorisce i Camaldolesi e consolida la Fede dei cristiani .

Padre Felice Artuso