mercoledì 21 marzo 2012

1890 di 2013 ; Louvre 60

Stefano Armellin con il pezzo 1890 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : L' Africa nella Santa Croce 

60. Louvre. Henri (già Direttore del Louvre); Varazze - Assisi a piedi. Camminando sotto i novecento metri di altitudine, in questa stagione (agosto 1992) si trovano i sentieri ostruiti dalla vegetazione. Non c'è segno di un passaggio frequente di escursionisti. Sono sentieri un po' trascurati. Fuori moda, messi da parte, emarginati perchè ritenuti poco belli, non attraenti, non piacevoli da farsi, senza eleganza, rozzi.


Questo tipo di sentieri viene rifiutato come le persone deboli, povere, non simpatiche perchè brutte, grasse, deformate. 

Al Passo della Futa l'inquinamento acustico delle automobili mi riporta alla realtà del mio tempo. La guerra mondiale è scolpita nel cimitero tedesco che ospita 33.000 giovani uomini. 

Prima di addormentarmi in un bosco sulla schiena del Monte Gazzaro (m.1125 slm.) provo per la prima volta la noia della solitudine. Il cervello di un creativo è abituato ad elaborare stimoli diversi lavorando da solo, che è la regola aurea d'ogni artista. 

Poi, il momento creativo si completa con il confronto, la discussione con i collaboratori e il pubblico. Nella traversata domina il lavoro solitario, quindi possono capitare questi momenti di assenza da sè stessi, di vuoto perpetuo, dove con piacere si scambierebbero due parole con gli esseri umani. 

So già quello che mi dicono gli alberi, la terra e il cielo. Conosco la mia strada anche se la perdo quasi ogni giorno. Ma non farei questa traversata se poi non riuscissi a comunicare con i miei simili. Sono un solitario per condizione non per vocazione. 

Non approvo ma capisco, chi si isola dal contesto sociale per fare l'eremita e parlare solo con Dio. Il contemplativo puro, colui che sostiene la rinuncia di tutto, solitamente finisce con lo sposare la pigrizia. 

Tredicesimo giorno verso Assisi. Il mattino è chiaramente senza colazione. Non resta che nutrirsi di ossigeno e salire il Monte Gazzaro che oggi è come una nave che divide in due l'atmosfera. A destra è tutto coperto dalle nuvole, a sinistra è tutto coperto dal sole, in mezzo è tutto coperto dalla vegetazione che mi costringe a velocità ridicole. 

La giungla è continua fino al Passo del Giogo, nome appropiato per il mio pellegrinaggio sottoposto ad una varietà di esperienze, alcune piacevoli altre fastidiose. A giorni sarei sgusciato dall'Appennino come un bambino dall'utero. Eppure mantenevo il ritmo sostenuto della partenza, quasi avessi davanti a me l'intera Cordigliera bianca delle Ande peruviane tanto care a Gianni Calcagno. 

Questo mio delicato avanzare fra verdi nebbie e neri asfalti, mi provoca uno stimolo simile alle droghe ( mai provate). A Moscheta ho mandato giù un piatto di tagliatelle solo per un'esigenza biomeccanica. Ah! potessi camminare digiunando. 

Eppur si beve, per muoversi un poco in codesto terreno franoso e antichissimo, corroso dal tempo ma vitale per il momento presente. A Casaglia decido di passare la prima notte nel posto tappa G.E.A. che hanno sistemato nella scuola elementare. 
Unico occupante ho l'imbarazzo di una camera con decine di letti non apparecchiati ma tutti a mia disposizione. Salto su uno, rimbalzo su un altro, rotolo sul terzo e via di seguito, fino a piazzare il saccopiuma a mezz'aria, al centro di un castello ottenuto artigianalmente con dei tubi innocenti. La cena è simile alla colazione del giorno dopo : pane, nutella e latte. / 

(60. Continua) Stefano Armellin, Pompei, lunedì 13 ottobre 2014